Acque dell'Ofanto defluivano nei "controfanti". Storia fra Margherita e Trinitapoli

Argini e ponti ancora visibili, opere del Fascismo. Letti occupati della vigne

venerdì 18 marzo 2016 11.29
A cura di Giuseppe Capacchione
Due controfanti che servivano per far defluire le acque del fiume principale, oggi restano solo alcuni segni lasciati a perenne memoria. Uno alle spalle del cimitero di Margherita di Savoia e l'altro qualche chilometro più avanti, nelle campagne di Trinitapoli, segnano il confine naturale fra le cittadine pugliesi. Un sistema di canali e di argini ideato, a seguito della bonifica integrale fatta dallo Stato Fascista nel 1928, per evitare che le piene del fiume Ofanto allagassero i terreni.

Basta recarsi sul posto per vedere a occhio nudo i vecchi argini che segnano il letto dei due controfanti e la casa, famosa per la sua Fiat 127 verde sul tetto, costruita proprio per controllare lo scorrimento delle acque. Infatti, alle spalle della stazione Ofantino, che non a caso vuol dire stazione fra i due controfanti, c'è un piccolo ponte con sotto delle tubature che servivano a collegare il letto del fiumiciattolo interrotto dai binari. E non solo. I due svincoli dell'Ofanto avevano all'incirca 30 metri di larghezza per scorrere ed è ancora possibile vedere come quella grande lingua di terra ormai prosciugata sia ben riconoscibile grazie ai suoi grandi argini, spianati per fare le stradine di campagna, e che sia diventata terreno su cui piantare le vigne. Ed è proprio sugli ettari di vigneto che ci sono i ponti costruiti durante il ventennio fascista e che servivano per guadare i due fiumiciattoli. Un pezzo di storia abbandonata al proprio destino e all'incuria di che li utilizza anche come deposito per abbandonare i rifiuti.
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