Avviato il progetto di oncologia occupazionale della Asl Bat
Una ricerca attiva dei tumori di origine professionale
martedì 28 febbraio 2023
18.38
Si è svolto a Barletta, nel Polo Universitario all'interno dell'ospedale "Dimiccoli", l'incontro di avvio del progetto di "Oncologia occupazionale", a cura dell'unità operativa "Sicurezza e sorveglianza sanitaria" dell'Asl Bt in stretta collaborazione con lo Spesal (servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro), il dipartimento oncologico, il dipartimento delle direzioni mediche di presidio ed il dipartimento chirurgico. Lo scopo di tale attività è la diagnosi dei tumori professionali nella provincia Bat attraverso la "ricerca attiva dell'eziologia professionale dei tumori" sui pazienti ricoverati per neoplasia con tre seguenti finalità da cui scaturiscono altrettanti obiettivi: attuare misure medico-legali a favore del singolo lavoratore (obiettivo di tutela individuale e denuncia di malattia professionale); verificare l'efficacia delle misure preventive nei luoghi di lavoro (obiettivo di tutela collettiva) e diffondere le conoscenze circa la presenza attuale o in passato del rischio cancerogeno nella realtà locale (obiettivo comunicativo).
«Ogni anno in Italia vengono registrati circa 300mila nuovi casi di cancro» ha spiegato il dottor Danny Sivo, responsabile dell'unità "Sicurezza e sorveglianza sanitaria. «Di questi circa il 5% sarebbero statisticamente causati dal lavoro molti di più dei circa 1000 riconosciuti dall'Inail. L'Asl Bt offre la possibilità di approfondire se le neoplasie presenti tra i pazienti ricoverati siano o meno di origine lavorativa denunciando la malattia professionale attraverso il Centro di oncologia del lavoro, unico centro in Puglia che, attualmente, consente la diagnosi di tumori da lavoro offrendo un servizio pubblico utile anche a migliorare la sensibilità sui luoghi di lavoro relativamente a questa importante tematica» ha aggiunto.
«La ragione principale della sottostima dei tumori professionali è da ricercare nella difficile ricostruzione della storia lavorativa dei lavoratori e lavoratrici rispetto al passato in cui si passava decenni nelle stesse fabbriche di cui erano più evidenti le esposizioni a cancerogeni. Spesso l'insorgenza del tumore avviene dopo il pensionamento dei soggetti e quindi raramente il medico del lavoro si trova di fronte al soggetto affetto da neoplasia, mentre i medici ospedalieri ed i medici di medicina generale che hanno in cura il malato, si pongono meno il problema di associare la patologia oncologica con l'attività lavorativa svolta in passato dal paziente».
Il gruppo di lavoro, riunitosi a Barletta, ha elaborato un piano di azione volto: alla predisposizione di schede di associazione mansione lavorativa/neoplasia professionale e di un questionario guida per la raccolta standardizzata dell'anamnesi lavorativa e dei fattori di rischio cancerogeno non professionale; alla definizione del modulo di segnalazione, da compilare da parte del medico ospedaliero in caso di sospetta neoplasia professionale e delle modalità operative per la ricerca attiva dell'eziologia professionale nei soggetti ricoverati negli ospedali della Provincia Bat a cura dei medici del lavoro. Verrà realizzato un sistema informativo in rete sui casi di neoplasia professionale ed elaborazione di un resoconto periodico delle attività svolte.
«Vogliamo offrire il nostro contributo per rendere meno significativa la sotto-notifica dei tumori professionali la cui diagnosi non è semplice per svariate ragioni» ha affermato Sivo. «I tumori da lavoro, in primo luogo, non differiscono da quelli di altra origine sotto il profilo clinico e anatomo-patologico. La diagnosi di tumore professionale in casi individuali è quindi puramente eziologica e si basa sulla ammissibilità che la pregressa esposizione lavorativa ad un oncogeno sia stata adeguata ed efficiente nell'induzione della patologia oncologica. Frequente è, inoltre, l'equivoco sul rapporto tra fumo di tabacco e cancerogeni professionali, che induce ad attribuire al fumo l'esclusiva responsabilità dei casi di cancro del polmone, anche nei soggetti esposti per lungo tempo a cancerogeni occupazionali».
«Ogni anno in Italia vengono registrati circa 300mila nuovi casi di cancro» ha spiegato il dottor Danny Sivo, responsabile dell'unità "Sicurezza e sorveglianza sanitaria. «Di questi circa il 5% sarebbero statisticamente causati dal lavoro molti di più dei circa 1000 riconosciuti dall'Inail. L'Asl Bt offre la possibilità di approfondire se le neoplasie presenti tra i pazienti ricoverati siano o meno di origine lavorativa denunciando la malattia professionale attraverso il Centro di oncologia del lavoro, unico centro in Puglia che, attualmente, consente la diagnosi di tumori da lavoro offrendo un servizio pubblico utile anche a migliorare la sensibilità sui luoghi di lavoro relativamente a questa importante tematica» ha aggiunto.
«La ragione principale della sottostima dei tumori professionali è da ricercare nella difficile ricostruzione della storia lavorativa dei lavoratori e lavoratrici rispetto al passato in cui si passava decenni nelle stesse fabbriche di cui erano più evidenti le esposizioni a cancerogeni. Spesso l'insorgenza del tumore avviene dopo il pensionamento dei soggetti e quindi raramente il medico del lavoro si trova di fronte al soggetto affetto da neoplasia, mentre i medici ospedalieri ed i medici di medicina generale che hanno in cura il malato, si pongono meno il problema di associare la patologia oncologica con l'attività lavorativa svolta in passato dal paziente».
Il gruppo di lavoro, riunitosi a Barletta, ha elaborato un piano di azione volto: alla predisposizione di schede di associazione mansione lavorativa/neoplasia professionale e di un questionario guida per la raccolta standardizzata dell'anamnesi lavorativa e dei fattori di rischio cancerogeno non professionale; alla definizione del modulo di segnalazione, da compilare da parte del medico ospedaliero in caso di sospetta neoplasia professionale e delle modalità operative per la ricerca attiva dell'eziologia professionale nei soggetti ricoverati negli ospedali della Provincia Bat a cura dei medici del lavoro. Verrà realizzato un sistema informativo in rete sui casi di neoplasia professionale ed elaborazione di un resoconto periodico delle attività svolte.
«Vogliamo offrire il nostro contributo per rendere meno significativa la sotto-notifica dei tumori professionali la cui diagnosi non è semplice per svariate ragioni» ha affermato Sivo. «I tumori da lavoro, in primo luogo, non differiscono da quelli di altra origine sotto il profilo clinico e anatomo-patologico. La diagnosi di tumore professionale in casi individuali è quindi puramente eziologica e si basa sulla ammissibilità che la pregressa esposizione lavorativa ad un oncogeno sia stata adeguata ed efficiente nell'induzione della patologia oncologica. Frequente è, inoltre, l'equivoco sul rapporto tra fumo di tabacco e cancerogeni professionali, che induce ad attribuire al fumo l'esclusiva responsabilità dei casi di cancro del polmone, anche nei soggetti esposti per lungo tempo a cancerogeni occupazionali».