Il canto della zampogna, la magica atmosfera nelle note di Vito e Loreta

La storia di due zampognari di Trinitapoli che portano il Natale in tutta Italia

giovedì 6 dicembre 2018
Non c'è periodo dell'anno più gentile e buono per il proprio paese e per il mondo, guardarli e fermarsi ad ascoltarli durante il periodo di Natale. Suscitano sempre una graziosa emozione che riporta inevitabilmente ai ricordi della propria infanzia. Sono gli zampognari protagonisti delle strade, in questo periodo, pronti ad inondarle con il tremulo suono delle loro zampogne.

I magici suonatori si inoltrano sui marciapiedi ricoperti da una crosta di gelo, vi sostano, un po' abbagliati dalle troppe luci, dalle vetrine troppo adorne, e a capo chino danno fiato ai loro strumenti. Quel suono così dolcemente penetrante sembra placare per un po' tra gli uomini le grevi contese d'interesse, lasciando spazio all'atmosfera alacre e cordiale che si espande per la città festosa.

Quattro pezzi di legno e un vello di capra, questa la semplicità di uno strumento che regala emozioni e così l'esperienza degli zampognari diventa un dono da vivere e da trasmettere. Tanti gli sguardi incrociati, così impregnati di emozioni, gioia e lacrime e antichi ricordi; tante le strade, le chiese, le case, gli ospedali, i castelli, i presepi, le grandi piazze attraversate tra luci e musiche per preannunciare la grande festa.

È questo che lega Vito Mastrapasqua e Loreta Paciolla, marito e moglie, che da sempre condividono la passione per questo strumento. I due coniugi di Trinitapoli sono reduci da una commovente esibizione a Taranto lo scorso venerdì sera in San Cataldo che ha accompagnato l'immagine dell'Immacolata, al termine della prcessione da Sant'Agostino per l'inizio della novena.

La musica è per loro un hobby e si dedicano in particolare alla ricerca di motivi tradizionali. A quanto pare, infatti, in Puglia la tradizione della zampogna non è molto valorizzata come in Molise, in Calabria o in Abruzzo dove i due musicisti pugliesi sono soliti spostarsi per esibirsi.
«La mia è una passione che nasce quando avevo otto anni.»- racconta il musicista Vito Mastrapasqua-«Ricordo che un giorno, di ritorno dal frantoio di Trinitapoli con cui spesso andavo con mio padre, fui attratto da una musica che proveniva da un vicolo. Erano degli zampognari che stavano suonando per la novena. Mio padre si fermò e insieme rimanemmo ad ascoltarli, me ne innamorai immediatamente, tanto che da allora non ho mai più smesso di ascoltarli.

Ormai da tanto tempo sono suonatore di clarinetto nelle bande musicali da giro. Poi ho conosciuto colei che condivideva la mia stessa passione, mia moglie Loreta, diplomata al Conservatorio di Foggia nel clarinetto. La musica ci ha uniti immediatamente e oggi viaggiamo con le nostre bambine che sono entusiaste di noi e conoscono a memoria tutto il repertorio musicale. Suonare ci emoziona, sembra scontato dirlo, ma ciò che ci fa battere il cuore è guardare la gente, fedeli o semplici passanti fermarsi, emozionarsi. Il loro sguardo si riempie di ricordi, si commuove e questo va oltre la semplice monetina che ci offrono.

Partecipiamo a festival, raduni, novene, ci spostiamo spesso in Molise, Calabria e Abruzzo dove la zampogna è una tradizione quasi sacrale. Pian piano io e mia moglie abbiamo acquistato i pezzi degli strumenti e abbiamo iniziato a ricercare o riportare alla luce motivi musicali tradizionali. Qui in Puglia, purtroppo la zampogna non è molto valorizzata. In zone come Monte Sant'Angelo, Monopoli in passato spesso i pastori zampognari si fermavano dopo il loro viaggio di transumanza. Pian piano i pastori del posto hanno iniziato ad avvicinarsi e ad apprenderne la bellezza del suono e soprattutto a cogliere l'emozione che traspariva dai musicisti pellegrini. Così la zampogna si è affermata anche in Puglia, ma non per tanto tempo.»

Effettivamente l'uso della zampogna risale ad epoche ben precedenti al Natale cristiano. La prima testimonianza riporta all'imperatore romano Nerone che adorava suonare l'uticularium, un parente lontano della zampogna, che a sua volta era il prodotto romano di uno strumento molto più antico e suggestivo, legato al mito del dio Pan. Nella Grecia arcaica, si diceva che i sacerdoti per celebrare la divinità crearono uno strumento che riassumeva le caratteristiche principali del dio Pan: l'unione cosmica dell'elemento maschile (il bastone in una mano) con quello femminile (il flauto nell'altra).

Durante il solstizio d'inverno, Pan equilibrava i due elementi in un nuovo ordine segnato dalla rinascita del sole. Dunque, questo, in chiave cristiana, è stabilito dalla nascita di Gesù Bambino. Così,nel corso dei secoli, la zampogna è diventato uno dei più caratteristici simboli del Natale.

Il dio Pan era anche dio dei pastori (egli infatti era metà uomo e metà capra). La zampogna, dunque, è anche uno strumento fortemente legato alla pastorizia. Durante la transumanza, essi portavano con sé gli strumenti, costruiti con pelle di capra e di legno, e nei momenti di pausa o all'arrivo intonavano i loro repertori musicali tradizionali.
Nel periodo di Natale, essi lasciavano le greggi e scendevano nei paesi, suonando canti e canzoni natalizi. Si esibivano in coppia, vestiti alla maniera dei pastori. Il pastore più anziano suonava la zampogna, il più giovane la cosiddetta ciaramella (un flauto dal suono particolarmente perforante).

La coppia di zampognari che si esibivano a valle diventò una consuetudine talmente diffusa che è stata di fatto inserita tra le statuine immancabili in ogni presepe napoletano che si rispetti.
Una storia che val la pena di conoscere e valorizzare soprattutto in Paesi come il nostro, così ancorato alle tradizioni e ai valori di un tempo.

«Qui a Trinitapoli ci conoscono, per quello che facciamo, ma nessuno valorizza l'importanza di coltivare questa tradizione.»- afferma inoltre Vito Mastrapaqua- «Le amministrazioni o le associazioni culturali purtroppo non nutrono interesse nei nostri confronti. Si tratta delle radici del nostro territorio che andrebbero custodite e trasmesse alle giovani generazioni. Magari, perchè no, iniziare dalle scuole. Attraverso semplici temi si può parlare della curiosa storia della zampogna, il perchè gli zampognari fanno parte dei presepi, sapere che questo strumento così ricco di storia e capace di trasmettere emozioni non appartiene solo al Natale. In altri paesi abbiamo scoperto che è così che si incentiva la curiosità dei bambini. Addirittura, in Calabria e in Abruzzo sono organizzati veri e propri concerti di zampogna in piazza, ai matrimoni o ai funerali. In quanto, forse, rimasti in pochi a credere davvero nella zampogna, cerchiamo di trasmetterne la bellezza alle nostre bambine, sperando che loro possano accogliere dentro di sé questa ricchezza e trasmetterla a loro volta ai loro compagni col tempo.»