Luciano Pio Papagna inaugura il suo comitato
«Agricoltura vuol dire tecnologia. Bisogna trasformare e vendere il prodotto finito»
lunedì 20 aprile 2015
13.23
«Il lavoro non si crea dal nulla. Però si possono creare le condizioni affinché si produca e lavori». Sono le parole del candidato consigliere alla Regione, Luciano Pio Papagna, della lista «Michele Emiliano sindaco di Puglia», giunto in corso Garibaldi a Trinitapoli per inaugurare il suo comitato elettorale, in vista delle elezioni regionali del prossimo 31 maggio.
Durante il suo intervento, Papagna ha parlato di territorio e di agricoltura: «Viviamo in un asse particolare, che va da Margherita di Savoia a Spinazzola. Un asse di nessuno – ha spiegato nel suo intervento - perché non siamo Foggia e non siamo Bari. Siamo una linea di confine alla quale pochi pensano. Ma il nostro asse è importante. Pensiamo ad esempio all'agricoltura. In altre parole, tecnologia. Agricoltura – ha continuato Papagna - vuol dire tecnologia. Perché se non inseriamo la tecnologia nell'agricoltura, noi rimarremo sempre delle città provinciali. E alla fine non faremo altro che dare vantaggio a coloro che il prodotto lo trasformano e lo vendono. E noi dobbiamo poter trasformare e vendere il prodotto finito. Perché è lì che c'è il guadagno, è lì che c'è la remunerazione di quel lavoro svolto quotidianamente con sacrificio e che ci porta ad un risultato, che è quello di portare il pane quotidiano a casa».
Durante il suo intervento, Papagna ha parlato di territorio e di agricoltura: «Viviamo in un asse particolare, che va da Margherita di Savoia a Spinazzola. Un asse di nessuno – ha spiegato nel suo intervento - perché non siamo Foggia e non siamo Bari. Siamo una linea di confine alla quale pochi pensano. Ma il nostro asse è importante. Pensiamo ad esempio all'agricoltura. In altre parole, tecnologia. Agricoltura – ha continuato Papagna - vuol dire tecnologia. Perché se non inseriamo la tecnologia nell'agricoltura, noi rimarremo sempre delle città provinciali. E alla fine non faremo altro che dare vantaggio a coloro che il prodotto lo trasformano e lo vendono. E noi dobbiamo poter trasformare e vendere il prodotto finito. Perché è lì che c'è il guadagno, è lì che c'è la remunerazione di quel lavoro svolto quotidianamente con sacrificio e che ci porta ad un risultato, che è quello di portare il pane quotidiano a casa».