Miriana D’Alessandro, originaria di Trinitapoli, è tra i migliori scienziati al mondo secondo l’Università di Stanford
La ricercatrice, che compirà trenta anni il 1° dicembre, è specializzata nelle discipline STEM
lunedì 18 novembre 2024
16.55
In base ad una valutazione effettuata dall'Università di Stanford, Miriana D'Alessandro, ricercatrice specializzata nelle discipline STEM, originaria di Trinitapoli, è stata annoverata tra i "migliori scienziati al mondo".
Un orgoglio tutto pugliese, questa giovanissima scienziata, a cui abbiamo rivolto alcune domande per conoscerla meglio e congratularci personalmente per il meritato riconoscimento ottenuto dalla prestigiosa università americana.
Attualmente Miriana insegna all'Università di Siena, svolgendo attività di ricercatrice nel laboratorio di Malattie Respiratorie rare.
Aumentare le risorse a favore della ricerca in Italia. Se ne parla spesso, ma tu che vivi sulla tua pelle l'esperienza di essere ricercatrice, credi si possa fare di più?
"Penso si possa fare diversamente. Se si guardasse alla ricerca come valido strumento da considerare per migliorare la conoscenza umana, non ci sarebbe un braccio di ferro a chi offre di più per comprare (in termini di considerevoli offerte salariali) le capacità dei ricercatori italiani. Se ci fossero spazio e salario utili ad una dignitosa qualità di vita per i ricercatori in Italia, non ci sarebbe il fenomeno della fuga dei cervelli.
Di conseguenza questo permetterebbe il potenziamento dei fondi per la ricerca in Italia, perché il ricercatore studia e propone progetti finanziabili che renderebbero l'Italia un'eccellenza nella ricerca. Fondi che possono essere investiti nell'acquisto di strumenti e nel migliorare gli spazi di lavoro. Ma qual è l'interesse dell'Italia a creare tutto questo? La risposta sta nei tagli che hanno fatto quest'anno all'Università italiana".
Hai scelto di restare in Italia pur avendo la possibilità di lavorare all'estero guadagnando anche di più. Che legame hai con il tuo paese di origine, Trinitapoli?
"Trinitapoli è la mia famiglia, sono le mie radici. Mi piace tornare nel mio paese ogni volta che posso perché sento il bisogno di riconnettermi con l'ambiente in cui sono cresciuta. Tra un paio di settimane (il 1° dicembre) compirò 30 anni, e l'unica cosa che farò sarà di tornare a Trinitapoli, perché è bello sapere di avere una cosa dove tornare sempre".
Cosa si prova ad essere annoverata tra i migliori scienziati al mondo?
"E' stato un onore ed una soddisfazione. Non sapevo dell'esistenza di questa graduatoria, l'ho scoperta per caso tramite la pubblicazione su LinkedIn di un post che riportava l'elenco del 2% dei migliori scienziati al mondo, fornito dalla Stanford University e da Elsevier.
Ho cercato la mia Università ed era incluso anche il mio nome con i relativi criteri considerati per l'inclusione in tale lista. E' stato un bel riconoscimento per tutto il lavoro svolto sino ad ora".
La spinta a diventare ricercatrice e a comprendere le cause che originano le malattie ti è arrivata a seguito di un avvenimento personale. Ti va di raccontarlo?
"È stato un avvenimento molto delicato e personale. Era un pomeriggio d'estate e stavo rientrando a casa con mia sorella, lei 13 anni e io 15. Sente una strana sensazione, come se non riuscisse a respirare. All'improvviso ha avuto un fenomeno di emottisi.
Mi ha profondamente scossa l'incapacità di riconoscere in una bambina quell'evento legato a un problema ancora oggi poco ben definito, dopo la corsa in ospedale le hanno dato 48 ore di vita e diagnosi di tubercolosi. Per fortuna i miei genitori hanno preteso il trasferimento al policlinico di Bari. Dopo più di un mese ricoverata, è rientrata a casa.
Mi sono posta molte domande, tanto che la cartella clinica di mia sorella l'ho fatta analizzare anche di recente dai colleghi pneumologi di Siena.
Durante la laurea triennale dovevo scegliere quale laboratorio frequentare per un anno di internato tesi, ho scelto il dipartimento di medicina clinica e rigenerativa. Si occupavano di ricerca nell'ambito di malattie respiratorie. Ho continuato ad occuparmene da quel primo giorno in laboratorio, ottobre 2015".
Miriana, come ti immagini tra una decina di anni?
"Posso rispondere con quello che mi piacerebbe fare, ossia la ricerca in malattie respiratorie. Inoltre vorrei avere la possibilità di dare un contributo, aggiungere un piccolo tassello alla conoscenza in questo settore".
Un orgoglio tutto pugliese, questa giovanissima scienziata, a cui abbiamo rivolto alcune domande per conoscerla meglio e congratularci personalmente per il meritato riconoscimento ottenuto dalla prestigiosa università americana.
Attualmente Miriana insegna all'Università di Siena, svolgendo attività di ricercatrice nel laboratorio di Malattie Respiratorie rare.
Aumentare le risorse a favore della ricerca in Italia. Se ne parla spesso, ma tu che vivi sulla tua pelle l'esperienza di essere ricercatrice, credi si possa fare di più?
"Penso si possa fare diversamente. Se si guardasse alla ricerca come valido strumento da considerare per migliorare la conoscenza umana, non ci sarebbe un braccio di ferro a chi offre di più per comprare (in termini di considerevoli offerte salariali) le capacità dei ricercatori italiani. Se ci fossero spazio e salario utili ad una dignitosa qualità di vita per i ricercatori in Italia, non ci sarebbe il fenomeno della fuga dei cervelli.
Di conseguenza questo permetterebbe il potenziamento dei fondi per la ricerca in Italia, perché il ricercatore studia e propone progetti finanziabili che renderebbero l'Italia un'eccellenza nella ricerca. Fondi che possono essere investiti nell'acquisto di strumenti e nel migliorare gli spazi di lavoro. Ma qual è l'interesse dell'Italia a creare tutto questo? La risposta sta nei tagli che hanno fatto quest'anno all'Università italiana".
Hai scelto di restare in Italia pur avendo la possibilità di lavorare all'estero guadagnando anche di più. Che legame hai con il tuo paese di origine, Trinitapoli?
"Trinitapoli è la mia famiglia, sono le mie radici. Mi piace tornare nel mio paese ogni volta che posso perché sento il bisogno di riconnettermi con l'ambiente in cui sono cresciuta. Tra un paio di settimane (il 1° dicembre) compirò 30 anni, e l'unica cosa che farò sarà di tornare a Trinitapoli, perché è bello sapere di avere una cosa dove tornare sempre".
Cosa si prova ad essere annoverata tra i migliori scienziati al mondo?
"E' stato un onore ed una soddisfazione. Non sapevo dell'esistenza di questa graduatoria, l'ho scoperta per caso tramite la pubblicazione su LinkedIn di un post che riportava l'elenco del 2% dei migliori scienziati al mondo, fornito dalla Stanford University e da Elsevier.
Ho cercato la mia Università ed era incluso anche il mio nome con i relativi criteri considerati per l'inclusione in tale lista. E' stato un bel riconoscimento per tutto il lavoro svolto sino ad ora".
La spinta a diventare ricercatrice e a comprendere le cause che originano le malattie ti è arrivata a seguito di un avvenimento personale. Ti va di raccontarlo?
"È stato un avvenimento molto delicato e personale. Era un pomeriggio d'estate e stavo rientrando a casa con mia sorella, lei 13 anni e io 15. Sente una strana sensazione, come se non riuscisse a respirare. All'improvviso ha avuto un fenomeno di emottisi.
Mi ha profondamente scossa l'incapacità di riconoscere in una bambina quell'evento legato a un problema ancora oggi poco ben definito, dopo la corsa in ospedale le hanno dato 48 ore di vita e diagnosi di tubercolosi. Per fortuna i miei genitori hanno preteso il trasferimento al policlinico di Bari. Dopo più di un mese ricoverata, è rientrata a casa.
Mi sono posta molte domande, tanto che la cartella clinica di mia sorella l'ho fatta analizzare anche di recente dai colleghi pneumologi di Siena.
Durante la laurea triennale dovevo scegliere quale laboratorio frequentare per un anno di internato tesi, ho scelto il dipartimento di medicina clinica e rigenerativa. Si occupavano di ricerca nell'ambito di malattie respiratorie. Ho continuato ad occuparmene da quel primo giorno in laboratorio, ottobre 2015".
Miriana, come ti immagini tra una decina di anni?
"Posso rispondere con quello che mi piacerebbe fare, ossia la ricerca in malattie respiratorie. Inoltre vorrei avere la possibilità di dare un contributo, aggiungere un piccolo tassello alla conoscenza in questo settore".