Operazione "Babele": condanne da 7 a 3 anni
La sentenza pronunciata da Gup del Tribunale di Bari
giovedì 28 aprile 2016
12.10
Detenzione in carcere da 7 a 3 anni è quanto disposto dalla sentenza di condanna dello scorso 27 aprile pronunciata dal Gup del Tribunale di Bari Dott. Giovanni Abbatista nei confronti di alcuni degli indagati dell'operazione BABELE relativa ai 32 arresti eseguiti nel gennaio 2015 per reati aggravati dalla metodologia mafiosa a Trinitapoli e in seguito ad indagini iniziate ancora prima, nell'anno 2011. La sentenza costituisce ad oggi l'esito di una complessa e articolata indagine diretta dalla Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, convenzionalmente denominata BABELE, che ha svelato gli assetti criminali operanti nel Comune di Trinitapoli, in un contesto di contrapposizione tra i gruppi "Gallone-Carbone" e "Miccoli-De Rosa". I condannati sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, tentato omicidio, violazione della disciplina sulle armi, rapina, ricettazione, danneggiamento e vendita di banconote false.
Nello specifico l'indagine ha svelato come Giuseppe Gallone, capo dell'omonimo gruppo, seppur detenuto in carcere poiché ritenuto responsabile di omicidio, grazie ai costanti contatti intrattenuti con i suoi famigliari sia riuscito a garantire l'operatività della propria compagine delinquenziale, grazie anche ad alleanze intessute con organizzazioni criminali della Provincia di Lecce e della Provincia di Reggio Calabria.
L'attività ha fatto emergere il traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, marijuana ed hashish, quale principale attività illecita, che veniva posta in essere attraverso una struttura associativa gerarchicamente organizzata ed armata.
Sette anni di reclusione è la pena disposta per Domenico Caprioli, Vittorio Cincinnato e Giuseppe Lafranceschina tra i maggiori esponenti dell'attività delittuosa condotta dai clan criminale trinitapolese. Dai 6 ai 3 anni invece la pena di detenzione disposta dalla condanna per gli altri indagati del clan.
Nello specifico l'indagine ha svelato come Giuseppe Gallone, capo dell'omonimo gruppo, seppur detenuto in carcere poiché ritenuto responsabile di omicidio, grazie ai costanti contatti intrattenuti con i suoi famigliari sia riuscito a garantire l'operatività della propria compagine delinquenziale, grazie anche ad alleanze intessute con organizzazioni criminali della Provincia di Lecce e della Provincia di Reggio Calabria.
L'attività ha fatto emergere il traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, marijuana ed hashish, quale principale attività illecita, che veniva posta in essere attraverso una struttura associativa gerarchicamente organizzata ed armata.
Sette anni di reclusione è la pena disposta per Domenico Caprioli, Vittorio Cincinnato e Giuseppe Lafranceschina tra i maggiori esponenti dell'attività delittuosa condotta dai clan criminale trinitapolese. Dai 6 ai 3 anni invece la pena di detenzione disposta dalla condanna per gli altri indagati del clan.