Quarant'anni fa il rapimento di Aldo Moro
Loizzo: «Andremo in tutte le scuole a parlare di Aldo Moro»
venerdì 16 marzo 2018
12.41
Una dichiarazione del presidente del Consiglio regionale della Puglia, Mario Loizzo.
Nel quarantesimo anniversario della strage di via Fani, ricordiamo il sacrificio dei cinque umili servitori dello Stato, uccisi la mattina del 16 marzo 1978: il maresciallo dei Carabinieri Oreste Leonardi, l'appuntato Domenico Ricci, il vice brigadiere della Pubblica Sicurezza Francesco Zizzi di Fasano e gli agenti di PS Raffaele Iozzino e Giulio Rivera. Quel giorno cominciarono i tragici 55 giorni del sequestro di Aldo Moro, la cui memoria accomuniamo a quella degli uomini della scorta sacrificati dalle BR. Ma ricordiamo anche che la verità sul caso Moro è ancora chiusa in un "armadio della vergogna" e occorre trasformare il ricordo in memoria attiva e in atti concreti: mai fermarsi nella ricerca della verità.
In tutta Italia si stanno svolgendo iniziative che hanno un significato profondo, non sono rituali: il Caso Moro resta una ferita aperta. L'omicidio che ha cambiato la storia del Paese pesa ancora sui tempi che stiamo vivendo, soprattutto davanti allo smarrimento del sistema politico, privo di una figura che possa rappresentare un forte punto di riferimento morale, politico e culturale.
Il Consiglio regionale ha in progetto un laboratorio storico rivolto ai giovani. Si andrà in tutte le scuole di Puglia, con la collaborazione dell'Ufficio scolastico regionale, per tornare a parlare di Moro, del suo contributo, del suo esempio, sotto tutti gli aspetti della sua straordinaria figura: il docente universitario, il costituente, il politico di vaglia, l'uomo di governo, la 'voce' del Mezzogiorno, che il Sud ha smarrito da decenni.
Nel quarantesimo anniversario della strage di via Fani, ricordiamo il sacrificio dei cinque umili servitori dello Stato, uccisi la mattina del 16 marzo 1978: il maresciallo dei Carabinieri Oreste Leonardi, l'appuntato Domenico Ricci, il vice brigadiere della Pubblica Sicurezza Francesco Zizzi di Fasano e gli agenti di PS Raffaele Iozzino e Giulio Rivera. Quel giorno cominciarono i tragici 55 giorni del sequestro di Aldo Moro, la cui memoria accomuniamo a quella degli uomini della scorta sacrificati dalle BR. Ma ricordiamo anche che la verità sul caso Moro è ancora chiusa in un "armadio della vergogna" e occorre trasformare il ricordo in memoria attiva e in atti concreti: mai fermarsi nella ricerca della verità.
In tutta Italia si stanno svolgendo iniziative che hanno un significato profondo, non sono rituali: il Caso Moro resta una ferita aperta. L'omicidio che ha cambiato la storia del Paese pesa ancora sui tempi che stiamo vivendo, soprattutto davanti allo smarrimento del sistema politico, privo di una figura che possa rappresentare un forte punto di riferimento morale, politico e culturale.
Il Consiglio regionale ha in progetto un laboratorio storico rivolto ai giovani. Si andrà in tutte le scuole di Puglia, con la collaborazione dell'Ufficio scolastico regionale, per tornare a parlare di Moro, del suo contributo, del suo esempio, sotto tutti gli aspetti della sua straordinaria figura: il docente universitario, il costituente, il politico di vaglia, l'uomo di governo, la 'voce' del Mezzogiorno, che il Sud ha smarrito da decenni.