Sgominato clan a Trinitapoli, 32 arresti
La maxi-operazione è stata denominata "Babele". 13 trinitapolesi in manette
giovedì 22 gennaio 2015
14.23
Questa mattina i Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, nei territori delle Province di Foggia, Lecce e Reggio Calabria, hanno dato esecuzione ad ordinanza di misura cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Bari, nei confronti di 32 persone.
L'operazione costituisce l'esito di una complessa ed articolata indagine diretta dalla Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, convenzionalmente denominata BABELE, che ha svelato i nuovi assetti criminali operanti nel Comune di Trinitapoli, in un contesto di contrapposizione tra i gruppi "Gallone-Carbone" e "Miccoli-De Rosa".
Gli indagati sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, tentato omicidio, violazione della disciplina sulle armi, rapina, ricettazione, danneggiamento e vendita di banconote false.
L'attività, iniziata nel 2011, si fonda sulle risultanze di una penetrante attività investigativa che ha consentito di fare piena luce sul sodalizio criminoso dedito a svariate attività delittuose. Nello specifico l'indagine ha svelato come Giuseppe Gallone, capo dell'omonimo gruppo, seppur detenuto in carcere poiché ritenuto responsabile di omicidio, grazie ai costanti contatti intrattenuti con la sorella Giovanna Gallone, con il marito di quest'ultima Vittorio Cicinato, con la madre Marta Carbone, con il cugino Francesco Gallone, con Domenico Caprioli ed altri soggetti di minor spessore criminale, tutti a lui fedeli, sia riuscito a garantire l'operatività della propria compagine delinquenziale, grazie anche ad alleanze intessute con organizzazioni criminali della Provincia di Lecce - attraverso i contatti con Vergine Emiliano - e della Provincia di Reggio Calabria, tramite Depaola Rocco di Rosarno e Rullo Francesco di Rizziconi.
Le investigazioni hanno fatto emergere, anche, cointeressenze del gruppo Gallone con esponenti di spicco della società foggiana. In particolare è emerso il coinvolgimento di Moretti Pasquale, elemento di vertice della batteria mafiosa Moretti-Pellegrino-Lanza operante a Foggia e della sorella Concetta negli affari criminali dei Gallone, soprattutto nel traffico illecito di sostanze stupefacenti e banconote false, tale da delineare l'esistenza di una consolidata alleanza da contrapporre ai rispettivi gruppi criminali rivali.
L'attività ha fatto emergere il traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, marijuana ed hashish, quale principale attività illecita, che veniva posta in essere attraverso una struttura associativa gerarchicamente organizzata ed armata che aveva il suo vertice, nonostante il suo stato di detenzione, in Gallone Giuseppe, il quale dal carcere impartiva direttive alla madre Carbone Marta ed al binomio Cicinato Vittorio e Gallone Giovanna sulle forniture e la successiva attività di spaccio, che veniva esercitata soprattutto nei pressi delle loro abitazioni.
L'organizzazione poteva avvalersi anche della possibilità di auto approvvigionarsi attraverso la coltivazione di marijuana in proprio, come dimostra il sequestro di 70 Kg di quella sostanza stupefacente ed un'intera piantagione (1.320 piante) operato dai Carabinieri lo scorso 17 settembre con l'arresto di Cicinato Luigi, padre di Vittorio. Sul versante delle estorsioni, tutte aggravate poiché condotte con metodologia mafiosa, sono cinque gli episodi emersi dalle indagini che vedono esercenti pubblici e titolari d'impresa vittime di Carbone Vito, Lafranceschina Giuseppe, Gallone Francesco e Cicinato Vittorio, tutti della "famiglia Gallone", a cui versavano indebite somme di denaro poiché intimiditi dalla consapevolezza della caratura criminale e pericolosità del gruppo di appartenenza.
Nel caso di un imprenditore, a cui avevano incendiato preventivamente il capannone, per far percepire la concretezza della successiva minaccia, è emerso che lo stesso era vittima anche di De Rosa Pietro, elemento apicale della compagine criminale rivale dei Gallone. L'indagine ha fatto emergere anche la responsabilità di VALENTINO Francesco e Dassisti Michelangelo, pregiudicati di Margherita di Savoia, in relazione al tentato omicidio di Caputo Michele, avvenuto il 9 luglio 2011, nel parcheggio adiacente al lido Palm Beach di Margherita di Savoia.
Dalle risultanze investigative si è delineata l'attività di gestione abusiva di varie aree di parcheggio, tra cui anche l'area adiacente al lido Palm beach, da parte della coppia Cicinato-Gallone, in collaborazione con Caputo Michele che rivestiva il ruolo di vero e proprio referente di zona. Dall'odierna indagine è trapelato il movente dell'agguato, riferito all'esistenza di tensioni con Valentino Francesco, per questioni economiche legate proprio alla gestione dei parcheggi.
Durante l'intera attività sono stati effettuati 15 arresti in flagranza di reato, sono stati sequestrati 200 grammi di hashish, 100 di cocaina, 75 Kg di marijuana, 1.320 piante della stessa sostanza stupefacente e 2 pistole con matricola abrasa. Sono stati, altresì, documentati 153 episodi di detenzione di sostanze stupefacenti e 31 episodi di detenzione abusiva di armi.
L'operazione costituisce l'esito di una complessa ed articolata indagine diretta dalla Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, convenzionalmente denominata BABELE, che ha svelato i nuovi assetti criminali operanti nel Comune di Trinitapoli, in un contesto di contrapposizione tra i gruppi "Gallone-Carbone" e "Miccoli-De Rosa".
Gli indagati sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, tentato omicidio, violazione della disciplina sulle armi, rapina, ricettazione, danneggiamento e vendita di banconote false.
L'attività, iniziata nel 2011, si fonda sulle risultanze di una penetrante attività investigativa che ha consentito di fare piena luce sul sodalizio criminoso dedito a svariate attività delittuose. Nello specifico l'indagine ha svelato come Giuseppe Gallone, capo dell'omonimo gruppo, seppur detenuto in carcere poiché ritenuto responsabile di omicidio, grazie ai costanti contatti intrattenuti con la sorella Giovanna Gallone, con il marito di quest'ultima Vittorio Cicinato, con la madre Marta Carbone, con il cugino Francesco Gallone, con Domenico Caprioli ed altri soggetti di minor spessore criminale, tutti a lui fedeli, sia riuscito a garantire l'operatività della propria compagine delinquenziale, grazie anche ad alleanze intessute con organizzazioni criminali della Provincia di Lecce - attraverso i contatti con Vergine Emiliano - e della Provincia di Reggio Calabria, tramite Depaola Rocco di Rosarno e Rullo Francesco di Rizziconi.
Le investigazioni hanno fatto emergere, anche, cointeressenze del gruppo Gallone con esponenti di spicco della società foggiana. In particolare è emerso il coinvolgimento di Moretti Pasquale, elemento di vertice della batteria mafiosa Moretti-Pellegrino-Lanza operante a Foggia e della sorella Concetta negli affari criminali dei Gallone, soprattutto nel traffico illecito di sostanze stupefacenti e banconote false, tale da delineare l'esistenza di una consolidata alleanza da contrapporre ai rispettivi gruppi criminali rivali.
L'attività ha fatto emergere il traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, marijuana ed hashish, quale principale attività illecita, che veniva posta in essere attraverso una struttura associativa gerarchicamente organizzata ed armata che aveva il suo vertice, nonostante il suo stato di detenzione, in Gallone Giuseppe, il quale dal carcere impartiva direttive alla madre Carbone Marta ed al binomio Cicinato Vittorio e Gallone Giovanna sulle forniture e la successiva attività di spaccio, che veniva esercitata soprattutto nei pressi delle loro abitazioni.
L'organizzazione poteva avvalersi anche della possibilità di auto approvvigionarsi attraverso la coltivazione di marijuana in proprio, come dimostra il sequestro di 70 Kg di quella sostanza stupefacente ed un'intera piantagione (1.320 piante) operato dai Carabinieri lo scorso 17 settembre con l'arresto di Cicinato Luigi, padre di Vittorio. Sul versante delle estorsioni, tutte aggravate poiché condotte con metodologia mafiosa, sono cinque gli episodi emersi dalle indagini che vedono esercenti pubblici e titolari d'impresa vittime di Carbone Vito, Lafranceschina Giuseppe, Gallone Francesco e Cicinato Vittorio, tutti della "famiglia Gallone", a cui versavano indebite somme di denaro poiché intimiditi dalla consapevolezza della caratura criminale e pericolosità del gruppo di appartenenza.
Nel caso di un imprenditore, a cui avevano incendiato preventivamente il capannone, per far percepire la concretezza della successiva minaccia, è emerso che lo stesso era vittima anche di De Rosa Pietro, elemento apicale della compagine criminale rivale dei Gallone. L'indagine ha fatto emergere anche la responsabilità di VALENTINO Francesco e Dassisti Michelangelo, pregiudicati di Margherita di Savoia, in relazione al tentato omicidio di Caputo Michele, avvenuto il 9 luglio 2011, nel parcheggio adiacente al lido Palm Beach di Margherita di Savoia.
Dalle risultanze investigative si è delineata l'attività di gestione abusiva di varie aree di parcheggio, tra cui anche l'area adiacente al lido Palm beach, da parte della coppia Cicinato-Gallone, in collaborazione con Caputo Michele che rivestiva il ruolo di vero e proprio referente di zona. Dall'odierna indagine è trapelato il movente dell'agguato, riferito all'esistenza di tensioni con Valentino Francesco, per questioni economiche legate proprio alla gestione dei parcheggi.
Durante l'intera attività sono stati effettuati 15 arresti in flagranza di reato, sono stati sequestrati 200 grammi di hashish, 100 di cocaina, 75 Kg di marijuana, 1.320 piante della stessa sostanza stupefacente e 2 pistole con matricola abrasa. Sono stati, altresì, documentati 153 episodi di detenzione di sostanze stupefacenti e 31 episodi di detenzione abusiva di armi.