Scuola e Lavoro
Agricoltura, nel 2020 persoe 30mila giornate di lavoro nella sola Puglia
Lo rileva Coldiretti: «Rallentamento delle attività a causa della chiusure delle frontiere ai lavoratori stranieri»
Trinitapoli - martedì 23 febbraio 2021
11.35
Sono andate perse 30mila giornate di lavoro in agricoltura in Puglia nel 2020 per il rallentamento delle attività a causa della chiusura delle frontiere ai lavoratori stranieri per far fronte all'emergenza coronavirus che sono state compensate parzialmente dagli operai italiani grazie ad una adeguata formazione e semplificazione. E' quanto afferma Coldiretti Puglia, alla luce di quanto accaduto nei mesi di raccolta in Puglia con la mancanza di lavoratori stranieri nelle campagne.
"Con i limiti al passaggio nelle frontiere per l'avanzare dei contagi, anche quest'anno si registrano difficoltà per l'arrivo in Puglia di lavoratori stranieri con il rischio concreto della perdita dei raccolti in un momento in cui è importante assicurare l'approvvigionamento alimentare degli italiani anche per le difficoltà degli scambi commerciali. Dopo essere stato snobbato per decenni si registra un crescente interesse degli italiani per il lavoro nelle campagne anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici", dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
"Si tratta di un segnale positivo importante per il comparto che tuttavia si scontra – insiste il presidente Muraglia - con la mancanza di formazione e professionalità che è necessaria anche per le attività agricole soprattutto per chi viene da esperienze completamente diverse".
L'intera filiera alimentare in Puglia è impegnata in prima linea – afferma Coldiretti Puglia - a garantire il cibo necessario alle famiglie, che rischia di mancare se non verranno assunti provvedimenti straordinari per assicurare la presenza di manodopera nelle campagne.
Il blocco delle frontiere ha fatto venire meno – denuncia Coldiretti Puglia - la presenza di gran parte dei lavoratori stranieri dai quali dipende ¼ della produzione di Made in Italy alimentare, con oltre 973mila giornate di lavoro fornite da lavoratori stagionali stranieri solo in provincia di Foggia, il 27,61% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, numeri e necessità avvertite anche nelle altre province della Puglia.
Una esigenza che si è fatta drammatica con il calendario delle raccolte – aggiunge Coldiretti Puglia - che si intensifica con l'avanzare dei periodi di raccolta, dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra, ci saranno le grandi raccolte di ciliegie, albicocche, pesche e percoche fino all'uva da tavola, con la scalarità delle diverse varietà fino a settembre.
In piena pandemia si è verificato – sottolinea la Coldiretti regionale – un calo del 10% delle giornate di lavoro nonostante il fatto che il secondo inverno più caldo dal 1800 abbia anticipato la maturazione delle primizie con l'avvio delle raccolte.
Una opportunità che deve essere dunque accompagnata da un piano per la formazione professionale e misure per la semplificazione ed il contenimento del costo del lavoro – conclude Coldiretti Puglia – con una radicale semplificazione del voucher "agricolo" che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.
"Con i limiti al passaggio nelle frontiere per l'avanzare dei contagi, anche quest'anno si registrano difficoltà per l'arrivo in Puglia di lavoratori stranieri con il rischio concreto della perdita dei raccolti in un momento in cui è importante assicurare l'approvvigionamento alimentare degli italiani anche per le difficoltà degli scambi commerciali. Dopo essere stato snobbato per decenni si registra un crescente interesse degli italiani per il lavoro nelle campagne anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici", dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
"Si tratta di un segnale positivo importante per il comparto che tuttavia si scontra – insiste il presidente Muraglia - con la mancanza di formazione e professionalità che è necessaria anche per le attività agricole soprattutto per chi viene da esperienze completamente diverse".
L'intera filiera alimentare in Puglia è impegnata in prima linea – afferma Coldiretti Puglia - a garantire il cibo necessario alle famiglie, che rischia di mancare se non verranno assunti provvedimenti straordinari per assicurare la presenza di manodopera nelle campagne.
Il blocco delle frontiere ha fatto venire meno – denuncia Coldiretti Puglia - la presenza di gran parte dei lavoratori stranieri dai quali dipende ¼ della produzione di Made in Italy alimentare, con oltre 973mila giornate di lavoro fornite da lavoratori stagionali stranieri solo in provincia di Foggia, il 27,61% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, numeri e necessità avvertite anche nelle altre province della Puglia.
Una esigenza che si è fatta drammatica con il calendario delle raccolte – aggiunge Coldiretti Puglia - che si intensifica con l'avanzare dei periodi di raccolta, dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra, ci saranno le grandi raccolte di ciliegie, albicocche, pesche e percoche fino all'uva da tavola, con la scalarità delle diverse varietà fino a settembre.
In piena pandemia si è verificato – sottolinea la Coldiretti regionale – un calo del 10% delle giornate di lavoro nonostante il fatto che il secondo inverno più caldo dal 1800 abbia anticipato la maturazione delle primizie con l'avvio delle raccolte.
Una opportunità che deve essere dunque accompagnata da un piano per la formazione professionale e misure per la semplificazione ed il contenimento del costo del lavoro – conclude Coldiretti Puglia – con una radicale semplificazione del voucher "agricolo" che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.