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Allarme sicurezza nella Bat, Montaruli: «Microcriminalità più temuta della mafia»

Il presidente Unibat si rivolge ad Alfano: «Chiediamo che venga nel nostro territorio»

Dopo i recenti ulteriori episodi criminosi in alcuni comuni della Bat, come il recente omicidio a Canosa di Puglia e la rapina ai danni di altri due commercianti ad Andria, sale fortissima la tensione ed il terrore tra i commercianti ma anche tra le famiglie visto anche l'aumento di furti in abitazioni ed incursioni. Una tensione che, in verità, è sempre restata molto alta in città particolarmente esposte ad episodi di microcriminalità. Proprio sulle caratteristiche dei fenomeni criminosi è intervenuto il Presidente Unibat e co-fondatore dell'Associazione Regionale Antiracket Antimafia, Savino Montaruli il quale ha dichiarato: «A fronte del durissimo lavoro delle Forze dell'Ordine di contrasto alla grande criminalità organizzata questi fenomeni legati alla microcriminalità di strada sono quelli che più stanno preoccupando la gente. Fenomeni sempre più frequenti, sempre più cruenti e violenti, come nel caso dei recenti casi di omicidi a Canosa di Puglia. Quando si tratta di analizzare questa tipologia di criminalità le cose si fanno molto più complicate perché non ci si trova di fronte ad organizzazioni strutturate ma spesso a balordi che però fanno ancor più danni.

La microcriminalità spaventa i cittadini più della mafia – dichiara il sindacalista andriese – soprattutto perché mentre le "regole" del sistema mafioso, anche di quello ormai più radicato dei colletti bianchi, si conoscono e si possono in qualche modo combattere, la reazione di un balordo, di un drogato, di soggetti che fanno uso esagerato di sostanze alcoliche o stupefacenti sono imprevedibili dunque più difficili da controllare. Il ruolo delle Istituzioni di fronte a questi fenomeni è fondamentale e quando questo ruolo è debole, quasi inesistente, come nel caso di questo territorio, allora ciò si sente e si sente pure fortissimo visto l'aumento esponenziale della percezione di insicurezza tra cittadini ed imprenditori. In ballo ci sono questioni sociali e sociologiche profonde, politiche preventive inesistenti ma anche politiche del lavoro ed occupazionali inefficienti e poco attente al crescente ma trascurato allarme sociale. Le Istituzioni chiuse in se stesse non hanno mai voluto dialogare, a volte non abbiamo neanche avuto l'onore di conoscerne i suoi rappresentanti e se la situazione diventerà sempre più grave sappiamo sin da ora il perché.

Al Ministro Alfano, che a Milano, dopo alcuni episodi sovrapponibili a quelli occorsi nel nostro territorio, ha annunciato nuove misure di intervento in città dichiarando di voler impiegare per la sicurezza urbana centocinquanta militari in più a supportare le forze dell'ordine che già operano a livelli eccellenti e stop all'arrivo dei profughi, noi diciamo che non vogliamo i centocinquanta militari come per Milano e che non siamo contrari all'arrivo dei profughi ma gli chiediamo almeno una visita in questa provincia e soprattutto gli chiediamo la cortesia di non venire a raccontarci ciò che già sappiamo. Di fronte alla gravità della situazione non c'è più tempo né per le cerimonie né per i cerimonieri in giacca e cravatta. Pare che dopo le telecamere si vogliano dotare i negozi di defibrillatori, visto lo stato di terrore che vivono i commercianti. Quale sarà il prossimo passo? Installare nei negozi un armadietto con armi pronte ad essere usate? Noi questo non lo vogliamo ed a questo non dobbiamo arrivare» – ha concluso il leader sindacale.
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