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Bat, emergenza emigrazione e calo demografico. L'analisi di Emmanuele Daluiso

Il vice presidente del centro studi Euro Idees dopo le anticipazioni del rapporto Svimez

Il Mezzogiorno in recessione. Cala la popolazione a causa dell'emigrazione.
Oltre la metà degli emigrati della BAT nell'ultimo decennio si è diretto verso le regioni del Centro Nord e verso l'estero. Il tasso di occupazione resta sotto la media nazionale. È in sintesi l'analisi di Emmanuele Daluiso del centro studi Euro Idees e componente dell'Associazione Italiana scienze regionali a seguito della diffusione nei giorni scorsi delle anticipazioni del Rapporto SVIMEZ 2019 dal titolo "Sud, lo spettro della recessione", che pone in rilievo alcune criticità dell'economia e della società meridionali, peraltro destinate ad aggravarsi ulteriormente, con la prevista recessione per l'anno in corso per l'economia del Mezzogiorno.
Abbiamo colto l'occasione del Rapporto SVIMEZ 2019 per affrontare alcuni temi riguardanti più nello specifico la provincia BAT, ma vediamo prima alcuni dati del Rapporto riguardanti il Mezzogiorno.


Le anticipazione del Rapporto SVIMEZ 2019.
Le anticipazioni dei giorni scorsi del Rapporto SVIMEZ 2019 hanno messo innanzitutto in evidenza un doppio divario, quello dell'Italia rispetto alla UE e quello del Sud rispetto al Nord del Paese, con la conseguenza che il Mezzogiorno d'Italia è sempre più il Sud dell'Europa.
Nel 2018 l'economia italiana è crescita del + 0,9% contro il +2% della media UE. L'economia del Sud è invece cresciuta del +0,6% contro il +1% del Centro-Nord.
Le previsioni per il 2019 non sono poi buone: a fronte di una previsione di crescita dell'economia del Centro-Nord del +0,3% quella meridionale dovrebbe registrare una dinamica recessiva (-0,3%). Il Mezzogiorno dovrebbe tornare a crescere nel 2020 (+0,4%), ma meno del Centro Nord (+0,9%).
Insomma, siamo di fronte a un incremento del divario fra il Sud e il resto del Paese che non accenna a invertire seriamente la rotta.


L'occupazione e la precarietà del lavoro.
Questo scenario non positivo per il Mezzogiorno si è aggravato anche per le pesanti incertezze dell'economia mondiale, a causa delle politiche protezionistiche, cioè delle guerre commerciali, in atto fra Stati Uniti e Cina, che presto potrebbero interessare anche l'Europa. Questi sono fattori che rallentano il commercio internazionale e bloccano uno dei motori della crescita economica italiana e del Mezzogiorno in particolare.
Questo scenario ha un immediato impatto sulla dinamica e la qualità dell'occupazione. Il Rapporto SVIMEZ evidenzia che gli occupati nel Mezzogiorno negli ultimi due trimestri del 2018 e nel primo trimestre 2019 sono calati di 107 mila unità (-1,7%), a fronte di un aumento di 48 mila unità (+0,3%) del Centro-Nord.
Contestualmente aumenta la precarietà al Sud, che invece si riduce nel Centro-Nord. Infatti i contratti a tempo indeterminato sono calati di 84 mila unità (-2,3%), mentre al Centro-Nord sono aumentati di 54 mila unità (+0,5%). Per converso, i dipendenti a tempo indeterminato sono cresciuti di 21 mila unità nel Mezzogiorno (+2,1%) mentre sono calati al Centro-Nord di 22 mila unità (-1,1%).
Il gap occupazionale del Sud rispetto al Centro-Nord secondo la SVIMEZ ammonta a circa 3 milioni di unità.


L'emergenza emigrazione.
Un aspetto oggetto di approfondimento da parte della SVIMEZ è quello relativo alle migrazioni, da cui emerge che la vera emergenza del Sud non è quella dell'immigrazione, bensì quella dell'emigrazione. Fra il 2002 e il 2017 le persone emigrate dal Sud sono state oltre 2 milioni, in maggioranza giovani, di cui un terzo laureati. Il saldo migratorio interno è negativo per oltre 850 mila unità. Il Rapporto conclude che "l'emergenza emigrazione al Sud determina una perdita di popolazione, soprattutto giovanile e qualificata, solo parzialmente compensata da flussi di immigrati, modesti nel numero e caratterizzati da basse competenze. Tale dinamica determina soprattutto per il Mezzogiorno una prospettiva demografica assai preoccupante di spopolamento, che riguarda in particolare i piccoli centri sotto i 5 mila abitanti".


Il posizionamento della BAT.
Come si posiziona la BAT in questo scenario di forte preoccupazione per il Mezzogiorno, soprattutto per i giovani?
Abbiamo fatto alcune elaborazioni che evidenziano un quadro provinciale ancora più critico di quello del Mezzogiorno.
Vediamo alcuni risultati di queste analisi. Innanzitutto, osserviamo che la popolazione residente della BAT dopo il 2014 è diminuita nella misura dell'1,3%, appena un po' meno della perdita registrata a livello pugliese e del Mezzogiorno, ma comunque si colloca a un livello più basso rispetto al 2010 e con un trend di perdita di popolazione più grave del Mezzogiorno (-0,5% contro -0,4%).
In termini assoluti la popolazione della BAT da 391.293 abitanti nel 2010 è passata a 394.387 abitanti nel 2014 per poi scendere a 389.335 a marzo 2019.


Dalla BAT emigrazione verso il Centro Nord e verso l'estero.
Alla base della dinamica demografica della BAT degli anni 2010 c'è il fenomeno dell'emigrazione, più rilevante dell'immigrazione e del calo delle nascite.
In termini assoluti, fra il 2010 e il 2017 sono emigrati, hanno cioè cambiato residenza, circa 32 mila persone, di cui il 40% dirette verso il Centro Nord e il 10,3% verso l'estero. Oltre la metà degli emigrati si dirige, dunque, fuori dal Mezzogiorno.
Se guardiamo le stesse percentuali riferite al Mezzogiorno notiamo che le persone emigrate verso il Centro-Nord sono il 26,2% e quelle verso l'estero il 7,2%.
Assume poi rilievo per la BAT il fenomeno dell'emigrazione verso l'estero. A fronte di un valore medio del 10,3% del periodo 2010-2017, emerge che nel 2010 il fenomeno riguardava solo il 4% degli emigrati, ma nel 2017 tale valore era salito al 15,7%. Si è trattata di una crescita più esplosiva di quanto non registrato nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord.
Nel contempo si è ridotta per la BAT la quota di emigrati verso il Centro-Nord, che dal 42,6% nel 2010 è passata al 37,1% nel 2017, pur rimanendo una quota rilevante. In altri termini sempre più persone in questi anni hanno guardato oltre i confini nazionali del Nord per trovare una collocazione lavorativa e familiare.
Inoltre, se osserviamo gli indicatori demografici elaborati dall'ISTAT, emerge con maggior chiarezza che negli ultimi quattro anni la perdita di popolazione della BAT (-2,8% in media annua) è in gran parte dovuto all'effetto negativo del saldo migratorio totale (-2,3% in media annua ) più che al saldo naturale (-0,5% in media annua). Viceversa a livello del Mezzogiorno il maggior effetto sulla perdita di popolazione (-3,7% in media annua) lo ha avuto il saldo naturale rispetto al saldo migratorio totale (-2,1% contro -1,6% in media annua).
Nello stesso periodo la popolazione italiana è diminuita in media annua del -1,8% a fronte di un effetto negativo del saldo naturale (-2,9%) pur a fronte di un effetto positivo del saldo migratorio (+1,1%). Ne consegue che al Sud si è avuto negli ultimi quattro anni una perdita di popolazione dovuta al contestuale effetto negativo del saldo naturale e del saldo migratorio, mentre nel Centro-Nord la perdita di popolazione è dovuta a un saldo negativo naturale non compensato da un saldo migratorio pur positivo.


Cresce l'occupazione precaria anche nella BAT.
Gli effetti negativi sulla crescita della popolazione dovuta essenzialmente alla fuga di una quota significativa della stessa verso il Centro-Nord e in misura crescente verso l'estero è legata in gran parte alla dinamica dell'occupazione e alle aspettative future. Tra il 2010 il 2018 l'occupazione nella BAT è cresciuta del +4,5%, rispetto al +0,2% del Mezzogiorno e al +3,1%, un trend sicuramente positivo, ma il tasso di occupazione è ancora molto sotto la media nazionale BAT (34,7% contro 44,6%).
I dati dell'ISTAT che analizzano più nel dettaglio i dati sull'occupazione tra occupazione dipendente e indipendente e l'occupazione dipendente per tempo determinato e tempo indeterminato, fanno emergere chiaramente che nel periodo 2012-2017 la BAT ha registrato una crescita del lavoro precario. L'occupazione dipendente nel suo insieme è cresciuta del +12,7%, ben oltre la crescita registrata nel Mezzogiorno (+5%), e in Italia (+4,7%), tuttavia quasi integralmente dovuta all'occupazione a tempo determinato, aumentata del + 90,8% contro il +32,1% della media nazionale.


Conclusioni.
I dati qui esposti evidenziano per la BAT una grave situazione socio-economica, con una emergenza emigrazione ben più grave di quanto non sia a livello del Mezzogiorno. La debole ripresa economica non ha fermato, anzi ha indotto le persone, che hanno deciso di emigrare, di guardare piuttosto lontano per trovare una collocazione lavorativa e familiare rispondente alle proprie aspettative.
Per il Mezzogiorno e ancor più per la BAT assumono dunque rilievo politiche di sviluppo tese a rilanciare l'economia meridionale, sia attraverso gli investimenti infrastrutturali, sociali ed economici, sia attraverso un sostegno ai diritti di cittadinanza, sia attraverso una maggiore competitività sui mercati internazionali, in particolare in settori a più alto valore aggiunto.
Di questi temi dovrà occuparsi anche il Partenariato Economico e Sociale della BAT, formato dalle associazioni di categoria e sindacali, in collaborazione con le istituzioni locali, per lanciare un progetto strategico di sviluppo della BAT molto ambizioso, all'altezza delle sfide da affrontare.

Il testo a cura di Emmanuele Daluiso
Vice Presidente Euro*Idees-Bruxelles. Membro dell'Associazione Italiana di Scienze Regionali
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