Cronaca
Bimba deceduta, parla il Primario di Pediatria del "Dimiccoli" di Barletta
Dr. Chiarazzo: «Segnalato il caso alle autorità competenti. Possibili maltrattamenti»
Trinitapoli - martedì 10 novembre 2015
9.30
«Le ecchimosi e i lividi sul corpo della bambina corrispondono ai segni di un possibile maltrattamento». A dirlo è il dr. Ferdinando Chiarazzo, primario del reparto di pediatria dell'ospedale "Dimiccoli" di Barletta. Sabato scorso, infatti, il ritrovamento di una piccola bimba di 2 anni deceduta nella propria abitazione di via San Francesco a Trinitapoli. Da allora il via alle indagini da parte dei Carabinieri e l'apertura di un fascicolo d'inchiesta da parte della Procura di Foggia verso ignoti ma per omicidio volontario. Ruolo importante nella vicenda proprio quello dell'Ospedale "Dimiccoli" di Barletta dove la piccola era stata portata diverse volte prima di esser definitivamente ricoverata e successivamente trasferita al Policlinico di Bari. Lo stesso Primario barlettano, intervistato in esclusiva per Trinitapoliviva, è stato uno dei primi a lanciare l'allarme, qualche giorno fa, per possibili maltrattamenti sul corpicino della bimba quando ha costatato che i segni sul corpo non erano riconducibili ad una semplice caduta dalle scale.
«La bimba – afferma il primario – il 27 ottobre è arrivata al pronto soccorso, dove i medici hanno rilevato un'immobilità dell'omero sinistro e delle ecchimosi lungo tutto il corpo. Insospettiti, hanno richiesto il ricovero in pediatria. Dopo aver constatato personalmente la gravità dei segni, ho voluto indagare sulle condizioni familiari della bambina. Ho contattato i servizi sociali di Trinitapoli che mi hanno fornito un quadro familiare con delle serie problematiche». Un medico che ha svolto fino in fondo il proprio dovere e che davanti a una bambina in serie difficoltà ha voluto approfondire la vicenda. «Ho ascoltato la mamma, la quale ha affermato che la figlia era caduta da una scalinata interna alla propria abitazione, e non mi è parsa una donna anaffettiva. Così ho interpellato la dottoressa del reparto di neuropsichiatria dell'ospedale di Barletta per esaminare se ciò che la mamma affermava fosse vero, anche perché la donna mi ha raccontato che la bambina operava atti di autolesionismo, infatti era in cura presso l'ospedale di San Giovanni Rotondo. La situazione nel frattempo non era di competenza dell'ospedale di Barletta - perché non c'è il reparto di ortopedia infantile - e così è stata trasferita al policlinico "Giovanni XXIII" di Bari».
Il resto è storia vissuta. Conclude il medico: «Attraverso l'osservatorio "Progetto Giada", costituito da un'équipe di figure specializzate a tutela dell'infanzia, abbiamo denunciato il caso alle autorità competenti».
«La bimba – afferma il primario – il 27 ottobre è arrivata al pronto soccorso, dove i medici hanno rilevato un'immobilità dell'omero sinistro e delle ecchimosi lungo tutto il corpo. Insospettiti, hanno richiesto il ricovero in pediatria. Dopo aver constatato personalmente la gravità dei segni, ho voluto indagare sulle condizioni familiari della bambina. Ho contattato i servizi sociali di Trinitapoli che mi hanno fornito un quadro familiare con delle serie problematiche». Un medico che ha svolto fino in fondo il proprio dovere e che davanti a una bambina in serie difficoltà ha voluto approfondire la vicenda. «Ho ascoltato la mamma, la quale ha affermato che la figlia era caduta da una scalinata interna alla propria abitazione, e non mi è parsa una donna anaffettiva. Così ho interpellato la dottoressa del reparto di neuropsichiatria dell'ospedale di Barletta per esaminare se ciò che la mamma affermava fosse vero, anche perché la donna mi ha raccontato che la bambina operava atti di autolesionismo, infatti era in cura presso l'ospedale di San Giovanni Rotondo. La situazione nel frattempo non era di competenza dell'ospedale di Barletta - perché non c'è il reparto di ortopedia infantile - e così è stata trasferita al policlinico "Giovanni XXIII" di Bari».
Il resto è storia vissuta. Conclude il medico: «Attraverso l'osservatorio "Progetto Giada", costituito da un'équipe di figure specializzate a tutela dell'infanzia, abbiamo denunciato il caso alle autorità competenti».