
Eventi e cultura
Inaugurato a Trinitapoli il murales che raffigura il volto di Franco Marcone - FOTO
“Spetta ancora a noi oggi costruire una cultura in cui nessuno più abbia la necessità di essere eroe”: affermano Daniela e Paolo Marcone
Trinitapoli - lunedì 14 aprile 2025
15.27
Si è svolta - sabato 12 aprile- a Trinitapoli (presso Piazza della legalità) l'inaugurazione del murales dedicato a Franco Marcone - direttore dell'ufficio del Registro di Foggia - vittima della mafia, ucciso trent'anni fa a Foggia.
Un evento partecipato - organizzato e voluto dall'Amministrazione Comunale di Trinitapoli - che ha visto la presenza dei ragazzi dell'I.I.S.S "Dell'Aquila-Staffa" di Trinitapoli – alcuni dei quali hanno presentato anche delle letture – e del presidente della provincia della BAT nella persona di Bernardo Lodispoto.
Sono stati rivolti i saluti da diverse autorità: dal prefetto della BAT nella persona di Silvana D'Agostino, dal Col. Massimiliano Galasso (Comandante Provinciale Carabinieri BAT), dal Col. Pierluca Cassano (Comandante Provinciale Guardia di Finanza BAT), dal prof. Ruggiero Isernia (Dirigente Scolastico dell'IISS 'Dell'Aquila-Staffa') e dalla prof.ssa Roberta Lionetti (Dirigente Scolastico dell'IC 'Don Milani-Garibaldi-Leone). È intervenuto anche il questore della BAT nella persona di Alfredo Fabbrocini.
Gli interventi sono stati moderati dalla presidente del Consiglio Comunale Loredana Lonetti.
All'evento – terminato con un estratto del monologo "io sono Franco" a cura di Franco Ferrante – hanno partecipato anche i figli di Marcone: Daniela e Paolo Marcone.
Un murales questo - realizzato dall'artista Geniale Daniele - che si aggiunge e si affianca a quelli – già presenti – di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Giancarlo Siani e Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Le parole di Daniela Marcone
Si aggiungono i ringraziamenti della figlia di Franco Marcone, Daniela: "vi ringrazio perché a Foggia questo non è ancora accaduto, non ci sono ancora i murales di Francesco Marcone e delle altre persone che lì sono state uccise. Qui invece si intreccia la memoria di persone che in altri territori si sono battuti con la memoria della nostra terra, di quello che ci appartiene".
Soggiunge Daniela Marcone riferendosi ai ragazzi e poi a tutti i presenti: "provate a scavare tra le pagine scritte in questo territorio. Scaviamo anche nella nostra letteratura perché c'è qualcuno che ha provato a spronarci a guardare e a prendere consapevolezza. Penso che questa sia l'eredità di Franco Marcone: è giusto ricordarlo così, ricordare la sua vita, il fatto che ci abbia amati e il fatto che queste persone non erano eroi.
Aggiunge poi la figlia di Marcone – spesso mio padre è stato ricordato come una persona comune, quando noi abbiamo vissuto negli anni le archiviazioni e abbiamo potuto leggere il lavoro svolto dalle forze dell'ordine e dalla Magistratura, ci siamo resi conto che il lavoro di questa persona era molto diverso dal lavoro di una persona normale. Perché gli altri 'normali' si erano girati dall'altro lato; e allora probabilmente gli eroi degli anni '80 e '90 sono stati resi tali perché gli altri hanno distrutto una normalità di rispetto, di regole e di coerenza della civiltà. E allora a noi oggi tocca prenderla fra le braccia questa eredità. Perché se è vero che queste persone non hanno agito perché si sono messe sul piedistallo come degli eroi lontani delle figure della mitologia - ma erano persone in carne e ossa - è pur vero che spetta ancora a noi oggi costruire una cultura in cui nessuno più abbia la necessità di essere eroe".
Intervenuto a inizio cerimonia anche il sindaco Francesco Di Feo: "Questo murales è segno concreto di una comunità che non dimentica, che non tace, che si schiera – continua riferendosi ai figli di Marcone – che sappiate che anche qui, lontano da Foggia ma vicino nei valori, il nome di Franco vivrà come simbolo di coerenza, onestà e impegno civile".
Abbiamo poi chiesto al questore della BAT - Alfredo Fabbrocini – di parlarci di Franco Marcone e dell'esempio che è e potrebbe diventare.
Cosa rappresenta Franco Marcone dal punto di vista istituzionale, per le forze dell'ordine?
"Per noi è un simbolo, è il simbolo di una persona che ha dato la sua vita per combattere la mafia. Io ho avuto la fortuna di lavorare a Foggia – in Camera Mobile di Foggia – e di comprendere quanto queste figure erano importanti per il riscatto di quella città, di quella provincia e io ritengo anche della nostra".
Cosa direbbe lei ai giovani in riferimento all'esempio di legalità di Marcone?
"Alle nuove generazioni direi che devono imparare a conoscere la storia, questo li permetterà di capire da quale parte stare, se da quella di chi combatte la mafia o da quella di chi la subisce".
Un evento partecipato - organizzato e voluto dall'Amministrazione Comunale di Trinitapoli - che ha visto la presenza dei ragazzi dell'I.I.S.S "Dell'Aquila-Staffa" di Trinitapoli – alcuni dei quali hanno presentato anche delle letture – e del presidente della provincia della BAT nella persona di Bernardo Lodispoto.
Sono stati rivolti i saluti da diverse autorità: dal prefetto della BAT nella persona di Silvana D'Agostino, dal Col. Massimiliano Galasso (Comandante Provinciale Carabinieri BAT), dal Col. Pierluca Cassano (Comandante Provinciale Guardia di Finanza BAT), dal prof. Ruggiero Isernia (Dirigente Scolastico dell'IISS 'Dell'Aquila-Staffa') e dalla prof.ssa Roberta Lionetti (Dirigente Scolastico dell'IC 'Don Milani-Garibaldi-Leone). È intervenuto anche il questore della BAT nella persona di Alfredo Fabbrocini.
Gli interventi sono stati moderati dalla presidente del Consiglio Comunale Loredana Lonetti.
All'evento – terminato con un estratto del monologo "io sono Franco" a cura di Franco Ferrante – hanno partecipato anche i figli di Marcone: Daniela e Paolo Marcone.
Un murales questo - realizzato dall'artista Geniale Daniele - che si aggiunge e si affianca a quelli – già presenti – di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Giancarlo Siani e Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Le parole di Paolo Marcone
Un simbolo in più della legalità che ha aiutato a ricordare quanto sia importante agire e comportarsi da persone giuste, così come ha afferito Paolo Marcone: "oggi abbiamo ripetuto spesso la parola eroi, riferito a questi uomini, io in realtà vorrei rettificare. Non consideriamoli eroi, sono stati degli uomini giusti, che sì hanno fatto il loro dovere fino in fondo, pagando poi con la vita, ma hanno vissuto una vita da persone libere, da persone con la coscienza pulita, da uomini giusti e responsabili – continua riferendosi in modo particolare ai ragazzi – e il mio invito è quello di non considerarli eroi perché li sentireste troppo lontani dalle vostre realtà – prosegue – quello che hanno fatto loro lo possiamo fare ognuno di noi: adulti e ragazzi sin dalla vostra giovane età". Conclude il figlio di Franco Marcone: "Quindi vi auguro che possiate vivere una vita da persone libere, che possiate lasciarvi ispirare dall'esempio di questi uomini come Francesco Marcone e che vogliate coltivare i loro ideali".Le parole di Daniela Marcone
Si aggiungono i ringraziamenti della figlia di Franco Marcone, Daniela: "vi ringrazio perché a Foggia questo non è ancora accaduto, non ci sono ancora i murales di Francesco Marcone e delle altre persone che lì sono state uccise. Qui invece si intreccia la memoria di persone che in altri territori si sono battuti con la memoria della nostra terra, di quello che ci appartiene".
Soggiunge Daniela Marcone riferendosi ai ragazzi e poi a tutti i presenti: "provate a scavare tra le pagine scritte in questo territorio. Scaviamo anche nella nostra letteratura perché c'è qualcuno che ha provato a spronarci a guardare e a prendere consapevolezza. Penso che questa sia l'eredità di Franco Marcone: è giusto ricordarlo così, ricordare la sua vita, il fatto che ci abbia amati e il fatto che queste persone non erano eroi.
Aggiunge poi la figlia di Marcone – spesso mio padre è stato ricordato come una persona comune, quando noi abbiamo vissuto negli anni le archiviazioni e abbiamo potuto leggere il lavoro svolto dalle forze dell'ordine e dalla Magistratura, ci siamo resi conto che il lavoro di questa persona era molto diverso dal lavoro di una persona normale. Perché gli altri 'normali' si erano girati dall'altro lato; e allora probabilmente gli eroi degli anni '80 e '90 sono stati resi tali perché gli altri hanno distrutto una normalità di rispetto, di regole e di coerenza della civiltà. E allora a noi oggi tocca prenderla fra le braccia questa eredità. Perché se è vero che queste persone non hanno agito perché si sono messe sul piedistallo come degli eroi lontani delle figure della mitologia - ma erano persone in carne e ossa - è pur vero che spetta ancora a noi oggi costruire una cultura in cui nessuno più abbia la necessità di essere eroe".
Franco Marcone: un esempio per giovani e adulti
Una cerimonia che ha toccato i cuori di tanti e ha permesso di riscoprire i valori che dovrebbero contraddistinguere tutti: si è parlato di 'santi civili' subito dopo la benedizione di don Stefano Sarcina (parroco della Parrocchia Santo Stefano Protomartire), il quale ha poi rivolto parole di speranza a tutti i presenti.Intervenuto a inizio cerimonia anche il sindaco Francesco Di Feo: "Questo murales è segno concreto di una comunità che non dimentica, che non tace, che si schiera – continua riferendosi ai figli di Marcone – che sappiate che anche qui, lontano da Foggia ma vicino nei valori, il nome di Franco vivrà come simbolo di coerenza, onestà e impegno civile".
Abbiamo poi chiesto al questore della BAT - Alfredo Fabbrocini – di parlarci di Franco Marcone e dell'esempio che è e potrebbe diventare.
Cosa rappresenta Franco Marcone dal punto di vista istituzionale, per le forze dell'ordine?
"Per noi è un simbolo, è il simbolo di una persona che ha dato la sua vita per combattere la mafia. Io ho avuto la fortuna di lavorare a Foggia – in Camera Mobile di Foggia – e di comprendere quanto queste figure erano importanti per il riscatto di quella città, di quella provincia e io ritengo anche della nostra".
Cosa direbbe lei ai giovani in riferimento all'esempio di legalità di Marcone?
"Alle nuove generazioni direi che devono imparare a conoscere la storia, questo li permetterà di capire da quale parte stare, se da quella di chi combatte la mafia o da quella di chi la subisce".