Religioni
Le parole dell’Arcivescovo Leonardo D’Ascenzo durante la riapertura della Chiesa Santo Stefano
“Dare un autentico culto a Dio significa celebrare qui in chiesa la liturgia”: parla l’arcivescovo D’Ascenzo
Trinitapoli - venerdì 27 dicembre 2024
10.13
La Chiesa di Santo Stefano a Trinitapoli è stata riaperta al pubblico - nella giornata di sabato 21 dicembre – dopo dei lavori di restauro.
Presenti, nell'occasione il parroco della Chiesa nella persona di don Stefano, gli altri presbiteri della città, il sindaco, le autorità e il l'Arcivescovo mons. Leonardo D'Ascenzo che ha presieduto la celebrazione.
Durante la sua omelia, l'Arcivescovo ha parlato dell'importanza del vivere in modo cristiano, mostrando amore verso Dio e verso il prossimo e esortando all'aiuto reciproco.
"La riapertura della nostra chiesa matrice di Santo Stefano è sicuramente per tutti noi motivo di grande gioia, non può che essere così – inizia il vescovo - le chiese sono la nostra casa e quando una chiesa è chiusa è sempre motivo di tristezza in qualche modo. Certo, questa chiesa è rimasta chiusa per un tempo non breve per i motivi che conosciamo, necessità di lavori importanti. Ma ogni volta che troviamo chiusa la chiesa il cuore sperimenta tristezza, la chiesa è il luogo che dovrebbe essere sempre aperto, le porte delle nostre chiese non dovrebbero chiudere mai. Tante volte purtroppo le troviamo chiuse anche se non ci sono necessità di lavori. Magari per tanti motivi ma oggi è motivo di gioia. Si ritorna a casa, si ritorna in un luogo che richiama chissà quante memorie, quanti ricordi, ricordi che hanno a che fare con la vita".
Continua il vescovo D'Ascenzo riferendosi a tutti gli eventi che la chiesa ha accolto all'interno delle sue mura: "Chissà quanti eventi, quante esperienze, quanti sacramenti sono stati celebrati in questa chiesa. Oggi finalmente torna ad essere quello che è: un luogo destinato al culto, il culto esclusivo e perenne come recita il rito di consacrazione di una Chiesa, è il luogo per il culto esclusivo e perenne a Dio".
Fa poi riferimento alle letture: "Pensando a questo che è il significato di una chiesa, leggendo poi le letture di questa quarta domenica di Avvento, sono rimasto un po' pensieroso e credo che con me anche tanti di voi quando nella Lettera agli Ebrei abbiamo ascoltato queste parole 'Cristo dice: tu non hai voluto né sacrificio, né offerta, non hai gradito né olocausti, né sacrifici' e allora si rimane un po' pensierosi, forse dubbiosi o interdetti e allora perché abbiamo fatto questi lavori se poi dalla Scrittura ascoltiamo queste parole, a che cosa servirà questo luogo che stasera riapriamo e che ci vede tutti accolti? – continua - dobbiamo intendere bene il culto a Dio, perché se noi per culto a Dio intendessimo soltanto quelle celebrazioni che vediamo in chiesa, allora questo sarebbe un culto limitato e se poi a queste poche celebrazioni o molte celebrazioni alle quali partecipiamo in chiesa dovessimo poi far seguire una vita che non avesse niente a che fare con il Vangelo, questo culto sarebbe addirittura insignificante, sarebbe una contraddizione con quello che la parola di Dio ci domanda".
"Dare un autentico culto a Dio significa celebrare qui in chiesa la liturgia, vivere momenti di incontro, momenti di preghiera che poi però trovano una prosecuzione fuori della chiesa. Quello che celebriamo qui dovremmo continuare a celebrarlo e viverlo poi nella quotidianità della nostra vita; infatti, questa lettura dice 'un corpo invece mi hai preparato': un corpo, perché è proprio con il nostro corpo, con la materialità della nostra vita, con gioia, con le sofferenze, i momenti di serenità, i momenti problematici, i momenti di successo, di fallimento che toccano la vita di tutti noi, è proprio lì che dobbiamo portare ciò che celebriamo in chiesa".
Parla il vescovo D'Ascenzo di ciò che bisognerebbe chiedere al Signore: "Allora stasera vogliamo chiedere al Signore proprio questo, la riapertura di questa chiesa di Santo Stefano possa significare per tutti noi, per l'intera città di Trinitapoli un rinnovato slancio per vivere il Vangelo nella vita di tutti i giorni. Ed è bello che riapriamo al culto proprio oggi questa chiesa, pochi giorni prima della festa di Santo Stefano, pochi giorni prima dell'apertura del Giubileo nell'anno santo. Ecco che questo possa significare per noi motivo di tanta speranza, di tanta fiducia".
Continua parlando dell'impegno necessario da parte di ogni cristiano: "Tutti siamo chiamati a partecipare così come i lavori hanno richiesto l'impegno di tutti. Conosciamo bene l'impegno importante da parte della conferenza episcopale italiana senza della quale non avremmo potuto riportare questa chiesa a svolgere le sue funzioni e poi un contributo da parte della nostra diocesi e un contributo da parte della nostra comunità parrocchiale, delle nostre comunità presenti qui a Trinitapoli, da parte di tanta gente che ha voluto esprimere la propria presenza, la propria partecipazione. Come i lavori hanno richiesto questo contributo materiale da parte di tutti, così la nostra missione come Chiesa ha necessità del contributo, della partecipazione da parte di tutti, perché tutti in forza – come ben sappiamo – del nostro Battesimo siamo chiamati a vivere il Vangelo, a vivere il comandamento dell'amore verso Dio, verso il prossimo e a testimoniarlo perché tutti possano riconoscerci da queste caratteristiche al nostro essere comunità - come ricordiamo sempre famiglia che vive comunione - persone che si rispettano, persone che si vogliono bene e attraverso tutto questo danno testimonianza del loro essere cristiani, del loro essere Chiesa".
Termina il vescovo facendo riferimento al santo protettore della chiesa: "Santo Stefano ci accompagni e ci sostenga in questo momento bello stasera e poi in tutti i giorni che abbiamo davanti a noi, in modo particolare in questo anno santo. Tanti cari auguri a tutti, alla città di Trinitapoli, al sindaco, saluto tutte le autorità qui presenti, le comunità parrocchiali di Trinitapoli, i loro parroci, tutti i presbiteri che concelebrano, i diaconi e don Stefano che è il parroco di questa parrocchia".
Presenti, nell'occasione il parroco della Chiesa nella persona di don Stefano, gli altri presbiteri della città, il sindaco, le autorità e il l'Arcivescovo mons. Leonardo D'Ascenzo che ha presieduto la celebrazione.
Durante la sua omelia, l'Arcivescovo ha parlato dell'importanza del vivere in modo cristiano, mostrando amore verso Dio e verso il prossimo e esortando all'aiuto reciproco.
"La riapertura della nostra chiesa matrice di Santo Stefano è sicuramente per tutti noi motivo di grande gioia, non può che essere così – inizia il vescovo - le chiese sono la nostra casa e quando una chiesa è chiusa è sempre motivo di tristezza in qualche modo. Certo, questa chiesa è rimasta chiusa per un tempo non breve per i motivi che conosciamo, necessità di lavori importanti. Ma ogni volta che troviamo chiusa la chiesa il cuore sperimenta tristezza, la chiesa è il luogo che dovrebbe essere sempre aperto, le porte delle nostre chiese non dovrebbero chiudere mai. Tante volte purtroppo le troviamo chiuse anche se non ci sono necessità di lavori. Magari per tanti motivi ma oggi è motivo di gioia. Si ritorna a casa, si ritorna in un luogo che richiama chissà quante memorie, quanti ricordi, ricordi che hanno a che fare con la vita".
Continua il vescovo D'Ascenzo riferendosi a tutti gli eventi che la chiesa ha accolto all'interno delle sue mura: "Chissà quanti eventi, quante esperienze, quanti sacramenti sono stati celebrati in questa chiesa. Oggi finalmente torna ad essere quello che è: un luogo destinato al culto, il culto esclusivo e perenne come recita il rito di consacrazione di una Chiesa, è il luogo per il culto esclusivo e perenne a Dio".
Fa poi riferimento alle letture: "Pensando a questo che è il significato di una chiesa, leggendo poi le letture di questa quarta domenica di Avvento, sono rimasto un po' pensieroso e credo che con me anche tanti di voi quando nella Lettera agli Ebrei abbiamo ascoltato queste parole 'Cristo dice: tu non hai voluto né sacrificio, né offerta, non hai gradito né olocausti, né sacrifici' e allora si rimane un po' pensierosi, forse dubbiosi o interdetti e allora perché abbiamo fatto questi lavori se poi dalla Scrittura ascoltiamo queste parole, a che cosa servirà questo luogo che stasera riapriamo e che ci vede tutti accolti? – continua - dobbiamo intendere bene il culto a Dio, perché se noi per culto a Dio intendessimo soltanto quelle celebrazioni che vediamo in chiesa, allora questo sarebbe un culto limitato e se poi a queste poche celebrazioni o molte celebrazioni alle quali partecipiamo in chiesa dovessimo poi far seguire una vita che non avesse niente a che fare con il Vangelo, questo culto sarebbe addirittura insignificante, sarebbe una contraddizione con quello che la parola di Dio ci domanda".
"Dare un autentico culto a Dio significa celebrare qui in chiesa la liturgia, vivere momenti di incontro, momenti di preghiera che poi però trovano una prosecuzione fuori della chiesa. Quello che celebriamo qui dovremmo continuare a celebrarlo e viverlo poi nella quotidianità della nostra vita; infatti, questa lettura dice 'un corpo invece mi hai preparato': un corpo, perché è proprio con il nostro corpo, con la materialità della nostra vita, con gioia, con le sofferenze, i momenti di serenità, i momenti problematici, i momenti di successo, di fallimento che toccano la vita di tutti noi, è proprio lì che dobbiamo portare ciò che celebriamo in chiesa".
Parla il vescovo D'Ascenzo di ciò che bisognerebbe chiedere al Signore: "Allora stasera vogliamo chiedere al Signore proprio questo, la riapertura di questa chiesa di Santo Stefano possa significare per tutti noi, per l'intera città di Trinitapoli un rinnovato slancio per vivere il Vangelo nella vita di tutti i giorni. Ed è bello che riapriamo al culto proprio oggi questa chiesa, pochi giorni prima della festa di Santo Stefano, pochi giorni prima dell'apertura del Giubileo nell'anno santo. Ecco che questo possa significare per noi motivo di tanta speranza, di tanta fiducia".
Continua parlando dell'impegno necessario da parte di ogni cristiano: "Tutti siamo chiamati a partecipare così come i lavori hanno richiesto l'impegno di tutti. Conosciamo bene l'impegno importante da parte della conferenza episcopale italiana senza della quale non avremmo potuto riportare questa chiesa a svolgere le sue funzioni e poi un contributo da parte della nostra diocesi e un contributo da parte della nostra comunità parrocchiale, delle nostre comunità presenti qui a Trinitapoli, da parte di tanta gente che ha voluto esprimere la propria presenza, la propria partecipazione. Come i lavori hanno richiesto questo contributo materiale da parte di tutti, così la nostra missione come Chiesa ha necessità del contributo, della partecipazione da parte di tutti, perché tutti in forza – come ben sappiamo – del nostro Battesimo siamo chiamati a vivere il Vangelo, a vivere il comandamento dell'amore verso Dio, verso il prossimo e a testimoniarlo perché tutti possano riconoscerci da queste caratteristiche al nostro essere comunità - come ricordiamo sempre famiglia che vive comunione - persone che si rispettano, persone che si vogliono bene e attraverso tutto questo danno testimonianza del loro essere cristiani, del loro essere Chiesa".
Termina il vescovo facendo riferimento al santo protettore della chiesa: "Santo Stefano ci accompagni e ci sostenga in questo momento bello stasera e poi in tutti i giorni che abbiamo davanti a noi, in modo particolare in questo anno santo. Tanti cari auguri a tutti, alla città di Trinitapoli, al sindaco, saluto tutte le autorità qui presenti, le comunità parrocchiali di Trinitapoli, i loro parroci, tutti i presbiteri che concelebrano, i diaconi e don Stefano che è il parroco di questa parrocchia".