Vita di città
Tarantino, «Su Via Pisa avevamo ragione noi»
Annullata l'asta pubblica al fine di evitare danni nei confronti dell'Ente
Trinitapoli - martedì 4 dicembre 2018
20.18 Comunicato Stampa
«Sull'alienazione del mercato di Via Pisa, avevamo ragione noi». La consigliera comunale di minoranza, Annamaria Tarantino, commenta così la revoca in autotutela della gara da parte del responsabile del VI settore, Antonio Parente.
L'esponente del centrosinistra ricorda «la petizione con 800 firme» a dire no alla vendita dell'immobile un tempo adibito a mercato. Per Tarantino sarebbe stata la posizione difforme dalla maggioranza a costare il posto in Giunta all'ex vicesindaco Andrea Minervino. E, «malgrado le esortazioni dell'opposizione», lo scorso 14 novembre il Consiglio comunale aveva respinto la richiesta di revoca della alienazione.
Oggi, l'atto gestionale a firma dello stesso Parente: «In risposta alla nostra richiesta di autotutela – commenta la consigliera candidata sindaco nel 2011 e 2016 – , ha annullato l'asta pubblica, "al fine di evitare impugnazioni e danni nei confronti dell'Ente"». Alla consigliera Tarantino resta così «l'amaro in bocca», constatando «il fallimento della politica, costretta a modificare le proprie scelte amministrative, perché imposto dal rigore delle norme».
L'esponente del centrosinistra ricorda «la petizione con 800 firme» a dire no alla vendita dell'immobile un tempo adibito a mercato. Per Tarantino sarebbe stata la posizione difforme dalla maggioranza a costare il posto in Giunta all'ex vicesindaco Andrea Minervino. E, «malgrado le esortazioni dell'opposizione», lo scorso 14 novembre il Consiglio comunale aveva respinto la richiesta di revoca della alienazione.
Oggi, l'atto gestionale a firma dello stesso Parente: «In risposta alla nostra richiesta di autotutela – commenta la consigliera candidata sindaco nel 2011 e 2016 – , ha annullato l'asta pubblica, "al fine di evitare impugnazioni e danni nei confronti dell'Ente"». Alla consigliera Tarantino resta così «l'amaro in bocca», constatando «il fallimento della politica, costretta a modificare le proprie scelte amministrative, perché imposto dal rigore delle norme».